Donna colta e artista di vaglia, ottima disegnatrice e modellatrice, Fausta Cropelli ci offre qui – dopo i piccioni e gli spiritelli – la sua terza persuasiva serie di creature nate dall’alchimìa del gran fuoco e del piccolo fuoco, del biscuit, dalla preziosità degli smalti, delle cristalline, dei lustri, degli ori, degli engobi, insomma dalla varietà di quella plurisecolare tecnica ceramistica a più cotture, che lei ha appreso da autodidatta, ma che ha saputo aggiornare e reinventare con stile personale, uno stile che non esclude la commistione di materiali, la ricerca e la sperimentazione di nuove strade. Forme modulari e seriali, replicate con gli stampi, ma che divengono, come le definisce Fausta, “le mie tele”, le superfici sui cui esprimere e dilatare un’inesauribile, sontuoso repertorio pittorico, una saturazione decorativa fatta di pennellate talora astratte, di sapienti gocciolature, di segni, di motivi floreali, vegetali, figurativi, in un proliferare gestuale che va letto sia nel dettaglio sia nell’assieme.